Colosseo, 22 dicembre 2023 – 30 aprile 2024

di Roberto Benatti

Il 12 maggio 113 d.C., esattamente 1910 anni fa, veniva inaugurata la maestosa Colonna di Traiano, un simbolo dell’ingegno umano che ancora oggi suscita meraviglia. Dalla sua progettazione alla costruzione, il monumento rappresentò una straordinaria sfida ingegneristica e tecnologica, coinvolgendo l’estrazione del marmo dalla cava di Carrara, il trasporto via terra, mare e fiume, fino alla complessa lavorazione nel cantiere del Foro di Traiano.

Apollodoro di Damasco, il geniale architetto di origine siriana, fu l’artefice di questa opera, presentando il progetto a Traiano con uno sfondo spettacolare delle Alpi Apuane, come illustrato nell’arazzo digitale della manifattura di Ouderarde. La mostra “La Colonna Traiana. Il racconto di un simbolo” al secondo ordine del Colosseo, organizzata dal Parco archeologico del Colosseo e dal Museo Galileo, rivive questo straordinario periodo.

L’esposizione offre un’immersione nella bottega di Apollodoro, presentando il calco del busto attribuito a lui e a Traiano, insieme a stili, strumenti e un modello in scala del ponte sul Danubio. Gli strumenti antichi, i modelli di macchine da cantiere e le ricostruzioni di Claudio Capotondi, il “Maestro delle Imprese di Traiano”, trasportano i visitatori nel cuore del cantiere della Colonna.

La mostra non si limita a esporre oggetti storici ma utilizza video, proiezioni su schermo e una webAPP per trasformare il racconto in una narrazione visiva coinvolgente. L’obiettivo è offrire una comprensione più profonda degli sforzi e dell’ingegnosità coinvolti nella costruzione della Colonna.

La Colonna, oltre a essere una cronaca visiva della guerra dacico-romana, divenne un simbolo replicato nel corso dei secoli. La mostra esplora la sua funzione simbolica, dal suo utilizzo politico da parte degli imperatori e dei Papi alla sua importanza per la comunità romena in Italia.

Attraverso una camera immersiva con riprese 3D fotogrammetriche, i visitatori possono rivivere il paesaggio della Dacia del II secolo d.C. e ammirare il fregio della Colonna a grandezza naturale con dettagli senza precedenti. La tecnologia moderna si unisce alla storia per migliorare l’approccio di tutela e conservazione del monumento.

Il cantiere della Colonna resta un’impresa epica, dove arte e tecnica, scultura e ingegneria si fondono e oggi tornano a rivivere grazie ad un’operazione di restituzione del passato: ancora una volta l’ingegno umano diventa esso stesso arte. E sono proprio la techne e l’ars a guidare il racconto di un’opera temeraria, che divenne nei secoli simbolo universale a cui si ispirarono imperatori, Papi e sovrani.

L’allestimento narra e spiega questa funzione simbolica con due registri narrativi: quello più propriamente storico e artistico, con l’ardita ricostruzione del fregio in scala 1:1 le cui spire si avvolgono sui pilastri del Colosseo, separate nel racconto della Prima e Seconda Guerra Dacica dalla Vittoria che scrive sullo scudo riprodotta nel calco dei Musei Vaticani; e quello invece più specificamente tecnico, con le tappe della lavorazione del marmo, fino ad arrivare alla idolatria e all’uso politico dei sovrani d’Europa che ne pretesero la riproduzione attraverso la tecnica della calcatura.

La funzione simbolica di quest’opera si traduce, infatti, già molto presto nella sua replicabilità e come raccontato nell’ultima sezione, oggi il patrimonio di disegni, stampe e riproduzioni, ma soprattutto il patrimonio di calchi che dalla metà del XVI secolo e fino al XX secolo hanno “invaso” l’Europa, le corti e le collezioni dei principali musei del continente – dalla Francia alla Romania all’Italia – fotografano la fortuna della Colonna, da monumento “politico”, a oggetto dal forte valore didattico e formativo, fino al destino di “replica” e “copia”.

Ma è da qui che la mostra intende riavvolgere il nastro della Storia: dal calco, come opera d’arte in sé in quanto testimone di un procedimento tecnologico di riproduzione di un modello, al calco, come testimone dello scorrere del tempo sulle superfici della Colonna nel corso dei secoli, scaturisce l’immagine di un monumento unico e irripetibile e per questo destinatario ormai da quarant’anni e senza soluzione di continuità di restauri e manutenzioni, ma anche di estese campagne di documentazione fotografica, rilievi e da ultimo riprese 3D fotogrammetriche, di cui la camera immersiva al termine del percorso di visita concepita e realizzata da Sergio Fontana offre una straordinaria suggestione. Qui, i visitatori si ritroveranno letteralmente immersi nei paesaggi della Dacia del II secolo d.C., e potranno ammirare il fregio della Colonna che si svolge davanti ai loro occhi a grandezza naturale, con un dettaglio e una qualità delle immagini mai raggiunti in precedenza.

Così, se oggi è possibile srotolare i quasi trecento metri di fregio ammirando in un sol colpo d’occhio le imprese di Traiano, allo stesso modo è possibile avvalersi di questi nuovi strumenti per migliorare gli approcci di tutela e conservazione e traghettare nel futuro un monumento significativo per la storia, l’architettura e la tecnologia, che non ha mai perso il suo fascino.

La Colonna Traiana, costruita quasi due millenni fa, continua a essere una testimonianza vivente della grandezza dell’ingegno romano. La mostra offre non solo un viaggio nel passato ma dimostra come la tecnologia contemporanea possa arricchire la nostra comprensione e preservazione di un monumento iconico che ha resistito al trascorrere dei secoli.