Film italo finlandese, del regista Teemu Nikki (vincitore di Orizzonti Extra a Venezia 2021 con Il cieco che non voleva vedere Titanic) si alterna tra il genere drammatico nordico, la commedia e il noir surreale, via via si trasforma in un racconto di amicizia tra uomini diversi.

Tutto comincia con una Volvo, un becchino col vizio del gioco e pieno di debiti che incrocia la vita di un uomo praticamente senza “cervello”, i presupposti ci sono per la commedia o la tragedia. Risto Kivi (Pekka Strang) è l’autista di carro funebre, dipendente dal gioco, canaglia e dai sentimenti anestetizzati; Arto (Jari Virman), è un maestro d’asilo che scopre di non avere “cervello” per caso, perdendo in un giorno: lavoro, amore, rispetto degli altri ma non la propria umanità, dimostrando che la vita si accanisce sui più fragili.

Questi due improbabili personaggi divengono soci in affari non del tutto leciti, si troveranno a dover occultare i cadaveri di giocatori della roulette russa. Nikki ci mostra in chiave ironica che strizza l’occhio al pulp, i mali della nostra società, le dipendenze, l’incomunicabilità, la cattiveria, lo sgretolarsi delle relazioni, la mancanza di scopo, trasportando lo spettatore a sperimentar risate, lacrime, riflessioni.

L’entrata in scena di Arto, crea una sorta di equilibrio, domina lo spazio, è l’uomo senza cervello ma dal grande cuore, dimostrando che l’umanità è fatta di sentimenti più che di ragionamenti e se puoi vivere senza un grande cervello, non puoi vivere a lungo senza un cuore. I due Soci sono l’uno l’immagine invertita dell’altro, anche senza un grande cervello, Arto insegnerà a Risto ad avere rispetto di sé stesso e delle persone che dipendono da lui e ne segnerà la redenzione ad una vita più consapevole. Un film divertente, sconcertante e commovente, accompagnato da musiche jazz e rock finlandese anni 80 che dimostra come si possa parlare di temi importanti con la leggerezza necessaria per farli piacere al grande pubblico, un genere di cui abbiamo decisamente bisogno.