di Patrizia Cantatore

Le Idi di marzo, quelle che furono fatali a Cesare, sono andate in scena oggi nei luoghi dove gli avvenimenti si sono svolti.

Coloro che si sono trovati a passare intorno all’Area Sacra di Largo di Torre Argentina hnno potuto sentir risuonare la voce di Giulio Cesare gridare: “Tu quoque, Brute, fili mi! (Persino tu, Bruto, figlio mio)”.

La rievocazione storica delle Idi di Marzo, avvenute nel 44 a.C. è andata in scena, mostrando la congiura ai danni di Gaio Giulio Cesare console e dittatore della Repubblica trafitto dai congiurati, tra i quali riconosceva il volto di Marco Giunio Bruto il figlio adottivo. Una folla di persone si è fermata a godere dello spettacolo che rievocava l’assassinio di Cesare, interpretato da ottanta persone dell’Associazione Culturale “Gruppo Storico Romano” .

Alla ricostruzione storica dal vivo era presente l’assessore capitolino alla Cultura Miguel Gotor che ha ricordato che dal prossimo 21 aprile, Natale di Roma, sarà riaperta al pubblico tutta l’area archeologica di Torre Argentina, anche grazie al supporto dello sponsor Bulgari. Ad introdurre i vari passaggi storici, intrattenendo il pubblico e parlando in un perfetto inglese oltre che in italiano, il direttore artistico Yuri Napoli.

Dopo la ricostruzione della congiura, il corteo funebre con circa 100 figuranti ha attraversato la città: da Largo Argentina lungo i Fori Imperiali, fino a concludersi al Tempio di Giulio Cesare, all’interno del parco archeologico del Colosseo, dove una associata ha impersonato Calpurnia Pisone, ultima moglie di Cesare, ad attenderlo e onorarlo col suo pianto.